Il progetto

Il progetto "Dialetti al cinema: viaggio in Italia" è nato dalla collaborazione tra i gruppi di ricerca dell’Università degli Studi di Firenze e dell’Università degli Studi di Milano, all'interno della partnership CHANGES – Spoke 2.

L’obiettivo del progetto è quello di esplorare e valorizzare le diverse realtà linguistiche italiane rappresentate nel cinema, mappando film italiani in base ai dialetti utilizzati. Attraverso un approccio interdisciplinare, il progetto intende mettere in luce come il cinema italiano abbia rappresentato il plurilinguismo della penisola, affrontando le sfide linguistiche fin dalle sue origini, e come queste rappresentazioni abbiano influenzato il pubblico sia sul piano del parlato (Totò e Alberto Sordi molto hanno lasciato delle loro battute ed espressioni), sia sul piano della percezione e del riconoscimento degli stessi dialetti. Per molto tempo, infatti, complice il largo impiego che ne ha fatto la Commedia all’italiana, il romanesco era diventato il codice nazionale del cinema; e se il napoletano è stato a lungo il dialetto a cui attingere per restituire una qualunque parlata meridionale, il siciliano è stato l’idioma stereotipato dei mafia-film. Al tempo stesso, il toscano era ritenuto o percepito come lingua inadatta al comico e solo dopo l’apporto di alcune figure (in primis quella di Benigni e poi di molti altri: Pieraccioni, Panariello, il regista Virzì) ha recuperato quegli usi che gli erano stati negati. A Nord, grande protagonista su tutte le altre parlate è stato il dialetto veneto (per lo più veneziano) tanto che “cenerentole del cinema” è l’espressione che in molti usano per riferirsi a quelle lingue poco, o meno rappresentate di quel territorio: il ligure, il piemontese, il friulano, l’emiliano e il romagnolo. Ma non sempre. Al di là, dunque, delle utili generalizzazioni che fotografano le tendenze di un determinato periodo storico, Dialetti al cinema sarà in grado di restituirne anche le eccezioni e di proporre al pubblico la complessità della storia della lingua filmata. Altrimenti definita come parlato filmico, la lingua filmata è l’oggetto di indagine del progetto, che si distingue per le sue caratteristiche uniche e la capacità di simulare l’oralità, nell’ampio spettro delle possibilità derivate dal mezzo: dalla verosimiglianza più ricercata, all’invenzione, all’esasperazione o all’appiattimento.

I film saranno catalogati in base ai dialetti rappresentati e alla loro riproduzione, ancorati geograficamente alle province italiane corrispondenti e descritti utilizzando etichette in grado di identificare i dialetti con maggiore o minore precisione a seconda delle loro caratteristiche linguistiche. La catalogazione terrà conto della cronologia filmica e dei registi, della geografia, degli spazi consegnati alla parlata dialettale e se il dialetto, dunque, è parlato dai personaggi principali, da quelli secondari o dal contorno. Il progetto prevede inoltre l’utilizzo di descrittori come “macchia di colore”, “realistico”, “lirico”, “simbolico” e altri che aiuteranno ad analizzare come il dialetto viene utilizzato nei film, esplorando le funzioni narrative e metalinguistiche che il dialetto assume nel panorama filmico esplorato.

La selezione dei film si concentrerà sui lungometraggi di finzione prodotti in Italia, escludendo i documentari e le co-produzioni straniere, e sarà basata sui film riconosciuti dalle giurie dei principali premi cinematografici nazionali e internazionali. Il progetto mira a contribuire in modo significativo alla ricerca linguistica, fornendo una base di dati e analisi per esplorare la storia e l’evoluzione del dialetto nel cinema italiano. Inoltre, intende ampliare la conoscenza del pubblico sulla diversità linguistica italiana attraverso il cinema, evidenziando come i dialetti contribuiscono a costruire e rappresentare l’identità culturale e storica della società italiana, facendo emergere il patrimonio linguistico come un elemento tangibile e materico che interagisce con la rappresentazione cinematografica.

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